TRA ISOU E BERTOZZI
di Sandro Ricaldone

Con la pubblicazione di "Pour et contre Bertozzi", la bibliografia italiana di Isou - sorprendentemente limitata rispetto alla mole di testi prodotti in oltre un quarantennio d'attività - viene ad arricchirsi d'un nuovo capitolo, dedicato alla figura cui il creatore del Lettrismo attribuisce un ruolo fondamentale nel rapporto fra il suo movimento e l'ambito culturale italiano.

Le fasi evolutive delle relazioni con Bertozzi (punteggiate da manifestazioni accesamente polemiche alternate a mosse diplomatiche ed a incondizionati riconoscimenti in una turbolenta sequenza che può ricordare - sia pur da lontano - la collaborazione intrattenuta e gli scontri occorsi fra Isou e Lemaître) sono ricostruite nel saggio introduttivo all'edizione statunitense della plaquette (1987), qui integralmente ripreso in versione italiana, ad opera di Pietro Ferrua che vi tratteggia efficacemente il contesto da cui hanno tratto origine i documenti qui raccolti.

Non vi sarebbe perciò motivo di corredare d'ulteriori chiose una vicenda già compiutamente delineata se frattanto non si fossero verificati eventi che ne impongono l'aggiornamento e, forse, una riconsiderazione complessiva.

Centrale, fra questi, appare la pubblicazione su "Bérénice", la rivista di letteratura francese diretta da Bertozzi, di un lungo scritto isouiano intitolato "Les avancées et les reculs de l'Ini en général, et de Gabriele-Aldo Bertozzi en particulier", risalente all'ottobre 1988.

In queste pagine Isou, dopo aver riconosciuto i meriti di Bertozzi nella diffusione della conoscenza del Lettrismo e la valenza positiva della costituzione dell'Ini, "gruppo d'avanguardia ... da cui ci attendiamo molto", ne denuncia - traendo spunto da una cartolina in cui gli inisti appaiono fotografati fra le immagini dei gruppi simbolista e futurista - l'involuzione chauvinista testimoniata dalla mancata citazione dei movimenti "internazionali" (Dadaismo, Surrealismo, Lettrismo) e dalla menzione "del gruppo nazionale - per non dire nazionalista - di Marinetti".

Se, per quel che concerne il Futurismo, i termini utilizzati da Isou andrebbero invertiti (giacché il movimento ebbe in realtà, e non solo in Italia, una forte connotazione nazionalistica ma - come le indagini storico-critiche e le grandi manifestazioni espositive dello scorso decennio hanno definitivamente acclarato - raggiunse nel contempo un'affatto inedita dimensione planetaria), non del tutto inattaccabile si palesa la rivendicazione lettrista d'internazionalità, che, a detta di alcuni, non varrebbe a mascherare l'anacronistico e preconcetto "parisiannisme" da cui sarebbe permeato.

Anche a voler dar credito a tale ipotesi, la vasta notorietà ormai raggiunta consente al Lettrismo di sormontare le limitazioni connesse ad una visione essenzialmente francocentrica. Ma, per riportarci all'argomentazione di Isou, va rilevato com'essa fondi l'appunto di subalternità regionale rivolto all'Ini - la cui struttura ha un'effettiva articolazione plurinazionale con radicate presenze negli U.S.A., in Argentina, Spagna e nella stessa Francia, oltre che in Italia - sull'aver marcato la propria distanza "dalla corrente mondiale, sorta a Parigi, con un nome distinto, destinato a provocare confusione e malintesi retrogradi".

Una simile asserzione definisce di per sé stessa la prospettiva autocentrica adottata da Isou, secondo il quale non è pensabile l'insorgere di una "scuola durevole" successiva o, peggio, opposta al Lettrismo se non come "ismo" risibile, privo di sostanziali apporti inediti e perciò inevitabilmente reazionario.

Ma a dividere Lettrismo ed Ini non è un semplicemente un nome. Al di là dell'omaggio che gli inisti tributano ad Isou nel loro primo manifesto, identificando in lui il "Jules Verne della nuova corrente innovatrice", gli accennati riferimenti al Simbolismo (e con esso alla venuta del rimbaldiano "linguaggio universale") ed al Futurismo (con le scoperte dell'onomatopea astratta e dell'arte dei rumori), tutt'altro che casuali, stabiliscono un collegamento con le radici dell'avanguardia, là dove la ricerca d'una forma espressiva sintetica e senza barriere trova le prime concrete realizzazioni. Ed il distacco fra le due tendenze si misura proprio sulle differenti concezioni dell'avanguardia che esse nutrono.

"Avanguardia dell'avanguardia" il Lettrismo, legato ad una puntigliosa dimensione totalizzante dell'impegno sperimentale ed alla definitività del dépassement operato; sostenitrice dell'avanguardia come genere, o meglio come "norma" di ricerca (ecumenica, per così dire, sebbene non lassista) l'Ini, pronta ad assimilare ogni contributo "al di qua e al di là della parola" purché autenticamente creativo.

All'invito di Isou a rientrare nell'alveo lettrista - ciò che potrebbe "incrementare l'efficacia, l'influenza, la condizione di felicità dei membri del gruppo (...) di Gabriele-Aldo Bertozzi e di quest'ultimo" - l'Ini ha replicato con una sfida.

"Ini init" recita il motto (ancora una volta onomatopeico) che ribadisce il suo détour rispetto alla via tracciata dal raggruppamento francese. Un confronto arduo da sostenere, se si ha riguardo al sovvertimento introdotto nella sua epoca dalla "Introduction à une nouvelle poèsie et à une nouvelle musique", la prima e tuttora più significativa opera di Isou, ed alla sua fama presente ma impossibile da evitare per chi voglia aggirare le secche della "grazia attica" e le seduzioni effimere della "smorfia convulsa" che l'oggi maliziosamente ci propone.

 

(1991)

 

 

 

 

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